Il cancro è una delle principali cause di morbilità e mortalità a livello globale: in media una persona su cinque sviluppa un tumore nel corso della vita (The Burden of Cancer, senza data). Lo screening oncologico è rivolto a individui asintomatici e mira a identificare tumori in stadio iniziale o lesioni precancerose. In molti casi, ciò consente di intervenire tempestivamente e di ottenere esiti migliori. Lo screening costituisce dunque sostanzialmente uno strumento per la prevenzione e la diagnosi precoce. Lo screening preventivo mira a individuare patologie benigne che possono evolvere in forme maligne, evento possibile solo nel caso di alcuni tumori, mentre gli approcci per la diagnosi precoce sono finalizzati a individuare il tumore nella fase iniziale. È importante sottolineare che lo screening non deve essere considerato un unico test, bensì un percorso che include l’identificazione della popolazione target, l’esecuzione di test diagnostici e la pianificazione di ulteriori accertamenti, incluso il trattamento laddove necessario (Organizzazione Mondiale della Sanità. Ufficio regionale per l’Europa, 2022).
La radiologia svolge da tempo un ruolo fondamentale nello stabilire l’entità della diffusione locale e a distanza del tumore dopo la diagnosi, tuttavia è indispensabile anche nei percorsi di screening di diversi tumori comuni. In tali casi, gli studi di imaging medico rappresentano lo strumento di screening primario o vengono utilizzati per prendere decisioni in merito all’esecuzione di ulteriori accertamenti dopo lo screening utilizzando altre metodiche, tra cui le analisi del sangue. A seconda del tipo di tumore, lo screening può prevedere tecniche di imaging medico tra cui mammografia, tomografia computerizzata (TC), risonanza magnetica (RM) ed ecografia. Sono stati istituiti programmi nazionali di screening che utilizzano l’imaging medico per alcuni dei tumori più comuni. La maggior parte di questi programmi è rivolta a specifiche popolazioni a rischio di sviluppare il tumore specifico oggetto di indagine, identificate sulla base di fattori di rischio modificabili o non modificabili.
Poiché lo screening oncologico è pensato per soggetti sani, è particolarmente importante che i vantaggi di un programma di screening siano superiori agli svantaggi. Ciò deve essere stabilito attentamente per ciascun programma ed è talvolta controverso (Lam et al., 2014). Tuttavia, alcuni pro e contro dello screening oncologico valgono per tutte le tecniche di screening e per tutti i tumori (Kramer, 2004; Organizzazione Mondiale della Sanità. Ufficio regionale per l’Europa, 2022). Lo screening può ridurre la spesa sanitaria e migliorare la qualità della vita dei pazienti. Spesso migliora anche la prognosi e gli esiti del trattamento per gli individui identificati come affetti da tumore e può essere rassicurante per gli individui che ottengono risultati negativi. Tuttavia, talvolta la diagnosi precoce non cambia la prognosi e, in questi soggetti, lo screening può indurre a trattamenti non necessari, con conseguente scadimento della salute o della qualità della vita. Infatti, talvolta lo screening può rilevare tumori che non comprometteranno mai la salute nel corso della vita né causeranno la morte dell’individuo interessato. Inoltre, tutti i test di screening producono inevitabilmente falsi positivi e falsi negativi, determinando nel primo caso sovratrattamento, con i conseguenti effetti indesiderati a livello psicosociale e fisico, e nel secondo caso false rassicurazioni e ritardo nel trattamento.
Carcinoma mammario
Il carcinoma mammario è la seconda causa di morte per cancro nelle donne (Bray et al., 2018) ed è uno dei tumori più comuni a livello mondiale (Sung et al., 2021). La diagnosi e il trattamento precoci possono portare a esiti migliori, e gli studi condotti hanno dimostrato una riduzione della mortalità fino al 20% nelle popolazioni sottoposte a screening rispetto a quelle a cui non è stato offerto lo screening. Secondo le stime, si evita in media una morte per carcinoma mammario ogni 250-414 donne sottoposte a screening (Marmot et al., 2013; Tabár et al., 2011). Oltre 100 Paesi in tutto il mondo hanno implementato programmi di screening su larga scala per il carcinoma mammario (Existence of National Screening Program for Breast Cancer, senza data). Si raccomanda di iniziare lo screening tra i 40 e i 50 anni (Ren et al., 2022) e di eseguirlo quasi esclusivamente tramite mammografia, che utilizza una bassa dose di raggi X per l’acquisizione di immagini della struttura della mammella, o tramite tomosintesi mammaria digitale, una tecnica simile che utilizza proiezioni multiple per ottenere una serie di immagini che poi, sovrapposte, ricostruiscono la struttura della mammella.
L’algoritmo ha aumentato del 12-27% il rilevamento del carcinoma mammario selezionando le mammografie refertate come negative dopo la doppia lettura, ma considerate sospette dall’algoritmo, per un’ulteriore valutazione mediante RM o ecografia.
L'accuratezza della mammografia varia considerevolmente, e anche la lettura dei radiologi più esperti produce tassi elevati di falsi positivi e falsi negativi (Elmore et al., 2009; Lehman et al., 2015). Si stima che almeno una donna su tre sottoposte a screening avrà un risultato falso positivo alla mammografia nel corso della vita (Castells et al., 2006). La lettura della mammografia è particolarmente impegnativa nelle donne con seno denso (Boyd et al., 2007) e in quelle sottoposte a terapia ormonale sostitutiva (Banks et al., 2006). Inoltre, lo screening mammografico è un’attività che richiede molto lavoro. In molti Paesi europei, lo standard di cura è la doppia lettura con discussione consensuale, in cui ogni caso è valutato consecutivamente da due radiologi che risolvono le divergenze consensualmente (Giordano et al.,2012). Purtroppo, in molti Paesi vi è anche una carenza di radiologi e di tecnici di radiologia specificatamente formati in mammografia (Moran & Warren-Forward, 2012; Rimmer, 2017; Wing & Langelier, 2009).
In varie fasi del processo di screening per carcinoma mammario sono stati incorporati sistemi basati sull’intelligenza artificiale (IA). Uno studio condotto negli Stati Uniti e nel Regno Unito su quasi 30.000 donne sottoposte a mammografie di screening a intervalli di 1-3 anni e a un follow-up esteso fino a 39 mesi ha confrontato una combinazione di tre modelli di deep learning (apprendimento profondo) con il referto istologico e le interpretazioni di radiologi abilitati (McKinney et al., 2020). L’algoritmo ha mostrato una specificità e una sensibilità più elevata, rispettivamente dell’1,2-5,7% e del 2,7-9,4%, rispetto ai radiologi che hanno eseguito la prima lettura. Secondo gli autori, l’utilizzo dell’algoritmo potrebbe rendere superflua la seconda lettura addirittura nell’88% dei casi di screening, a parità di accuratezza, liberando in tal modo risorse di cui si avverte estrema necessità.
Risultati altrettanto promettenti sono stati riferiti in studi con l’utilizzo di sistemi basati sull’IA a fianco dei radiologi. Secondo uno studio condotto in Spagna su circa 16.000 donne sottoposte a mammografia digitale o tomosintesi mammaria digitale, l’uso di un algoritmo di deep learning ridurrebbe il carico di lavoro del 72,5% rispetto alla doppia lettura, mantenendo invariata la sensibilità (Raya-Povedano et al., 2021). In questo modello, gli esami meno sospetti sarebbero letti solo dall'algoritmo e il 2% degli esami valutati come altamente sospetti dall’algoritmo sarebbe segnalato per l’esecuzione di ulteriori accertamenti, indipendentemente dall'interpretazione dei radiologi. Parimenti, uno studio condotto in Svezia su 7.354 donne ha evidenziato che un algoritmo di deep learning disponibile in commercio ha classificato accuratamente le mammografie meno sospette di alcune donne, che sono state sottoposte a ulteriori accertamenti (Dembrower et al., 2020). Questi risultati sono stati ottenuti con un tasso di falsi negativi dello 0-2,6%. L'algoritmo ha inoltre aumentato del 12-27% il rilevamento del carcinoma mammario selezionando le mammografie refertate come negative dopo la doppia lettura, ma considerate sospette dall'algoritmo, per un'ulteriore valutazione mediante RM o ecografia.
Altri studi hanno utilizzato sistemi basati sull’IA nel processo volto a determinare se fossero necessari ulteriori accertamenti (decision referral). In uno studio condotto in Germania su oltre un milione di mammografie, una rete neurale convoluzionale (Convolutional Neural Network, CNN) profonda ha assegnato un punteggio di confidenza a ciascuna mammografia (Leibig et al., 2022). Per le valutazioni effettuate dall'algoritmo con elevata confidenza non sono state richieste ulteriori indagini, mentre le valutazioni con bassa confidenza sono state inviate all’attenzione del radiologo. Questo approccio è stato associato a un aumento del 4% della sensibilità e dello 0,5% della specificità rispetto alla valutazione di un solo radiologo senza l'ausilio dell'algoritmo. In questo scenario, il 63% delle mammografie è stato sottoposto automaticamente a triage dall'algoritmo, e il miglioramento delle prestazioni rispetto alla lettura di un solo radiologo è stato coerente in otto centri di screening e per tre marche di dispositivi.
Carcinoma polmonare
Il carcinoma polmonare è la principale causa di morte per cancro in tutto il mondo, con quasi 1,8 milioni di decessi nel 2020 (Sung et al., 2021). Lo screening per il carcinoma polmonare rappresenta un esempio di approccio mirato ed è raccomandato in funzione del rischio individuale. Lo screening degli adulti di età compresa tra 50 e 80 anni che abbiano fumato 20 pacchetti all’anno mediante tomografia computerizzata a basso dosaggio (Low-Dose Computed Tomography, LDCT) è raccomandato negli USA dal 2013, dopo che gli studi iniziali hanno mostrato una riduzione relativa della mortalità per carcinoma polmonare del 20% (Lung Cancer: Screening, 2021; National Lung Screening Trial Research Team et al., 2011). Un analogo programma di screening è in fase di implementazione nel Regno Unito (NHS England, 2022).
Dallo studio è emerso che l’uso dell’algoritmo è associato a una migliore sensibilità per il rilevamento dei noduli, indipendentemente dal livello di esperienza del primo lettore.
Nei pazienti sottoposti a screening per il carcinoma polmonare mediante LDCT, l’IA si è dimostrata promettente nella rilevazione automatica di noduli polmonari potenzialmente maligni. Ciò è importante perché la rilevazione dei noduli polmonari da parte dei radiologi è impegnativa, dispendiosa in termini di tempo e soggetta a errori (Al Mohammad et al., 2019; Armato et al., 2009; Gierada et al., 2017; Leader et al., 2005). Uno studio condotto su quasi duemila pazienti ha testato come secondo lettore un algoritmo basato su una CNN concepito per rilevare automaticamente i noduli polmonari (Katase et al., 2022). La verità di base era costituita da noduli identificati da due radiologi esperti come ad alto rischio in base all’anamnesi clinica e alle caratteristiche morfologiche del nodulo. Dallo studio è emerso che l'uso dell'algoritmo è associato a una migliore sensibilità per il rilevamento dei noduli, indipendentemente dal livello di esperienza del primo lettore. Sebbene la sensibilità complessiva sia risultata più bassa per i noduli a vetro smerigliato e per i noduli di diametro inferiore a 1 cm, la sensibilità per questi ultimi è risultata molto più elevata quando è stato utilizzato l'algoritmo rispetto a quando l’interpretazione delle immagini è stata affidata al radiologo da solo. I falsi positivi hanno incluso aree di infiammazione pleurica o vasi periferici, mentre i falsi negativi sono stati rappresentati spesso da noduli a vetro smerigliato debolmente o scarsamente delimitati o da noduli prossimi al diaframma. Si fa presente che gli autori hanno riscontrato prestazioni del modello coerenti con varie dosi di radiazioni della TC nell’ambito di uno studio su fantoccio, a indicare che i loro risultati potrebbero essere generalizzabili ad altri protocolli di TC del torace (Katase et al., 2022). Un altro studio ha rilevato una sensibilità del 93% e una specificità del 96% per un algoritmo basato su una CNN per la rilevazione di noduli polmonari alla LDCT rispetto al consenso di due radiologi (Chamberlin et al., 2021). In tale studio, i falsi positivi hanno incluso aree di atelettasia, alterazioni parenchimali associate a infezione e osteofiti protrudenti dalle vertebre toraciche che interferivano con i campi polmonari.
Oltre alla pura e semplice identificazione dei noduli polmonari, alcuni studi hanno tentato di classificare il rischio di malignità dei noduli identificati. Un algoritmo multicomponente comprendente segmentazione del volume polmonare, identificazione dell’area interessata dal tumore e modelli di previsione del rischio di tumore è stato testato su 6.716 LDCT e validato su un set indipendente di dati ottenuti da 1.139 LDCT (Ardila et al., 2019). L'algoritmo genera una probabilità di malignità in funzione di singole LDCT o, se disponibili, di precedenti LDCT dello stesso paziente. Utilizzando come verità di base casi di carcinoma polmonare confermati mediante biopsia, l'algoritmo ha fornito le stesse prestazioni di sei radiologi quando erano disponibili referti di LDCT precedenti. Nei casi in cui non erano disponibili precedenti LDCT, l'algoritmo ha prodotto tassi di falsi positivi e falsi negativi più bassi (rispettivamente 11% e 5%) rispetto ai radiologi.
La valutazione del parenchima polmonare alla LDCT che vada oltre il solo rilevamento di eventuali noduli polmonari rappresenta un approccio recente e promettente per identificare il rischio di sviluppare in futuro un carcinoma polmonare. Uno studio ha rilevato che un algoritmo CNN 3D, testato su oltre 15.000 LDCT, aveva un’area sotto la curva (Area Under the Curve, AUC) della caratteristica di funzionamento del ricevitore (ROC) di 0,86-0,94 (a seconda del set di dati) per la previsione dell’insorgenza di un carcinoma polmonare a un anno (Mikhael et al., 2023). È interessante notare che l'AUC dell'algoritmo dopo aver escluso i casi con presenza di noduli visibili al basale nella stessa posizione dei futuri tumori è stata pari a 0,82. L'algoritmo ha inoltre mostrato un tasso di falsi positivi più basso rispetto a quello dei punteggi di malignità stabiliti, sulla base delle caratteristiche morfologiche del nodulo, quando l'intero volume di LDCT è stato valutato dall'algoritmo. Da questi risultati si evince che altre caratteristiche oltre ai noduli sospetti hanno contribuito alla previsione generata dall’algoritmo. Soprattutto, ciò significa che l’algoritmo rileva nella LDCT altre caratteristiche oltre a quelle che i radiologi considerano in genere rilevanti per prevedere il rischio di sviluppare una neoplasia polmonare.
I criteri di idoneità allo screening per il carcinoma polmonare negli Stati Uniti, dettati dai Centers for Medicare and Medicaid Services (CMS), non rilevano oltre la metà dei casi di carcinoma polmonare (Y. Wang et al., 2015). Sebbene esistano altri strumenti di “pre-screening” più complessi e basati su punteggi, le informazioni che richiedono, come il numero di pacchetti-anno, sono spesso imprecise o non disponibili (Kinsinger et al., 2017). L’IA è stata quindi utilizzata per identificare un maggior numero di individui ad alto rischio per il carcinoma polmonare al fine di inserirli nei programmi di screening. Uno studio condotto su 5.615 soggetti ha rilevato che una combinazione di fattori quali radiografie semplici del torace, età, sesso e attuale stato di tabagismo consente una selezione più mirata dei pazienti per lo screening mediante LDCT (Lu et al., 2020). Il modello utilizzato in questo studio ha dato un'AUC di 0,7 per la previsione del rischio di insorgenza di un carcinoma polmonare incidente a 12 anni rispetto a un'AUC di 0,63 per i criteri dei CMS, il che si traduce in una riduzione del 30,7% dei casi di carcinoma polmonare non diagnosticato con l'algoritmo. Il modello ha previsto anche una mortalità per carcinoma polmonare a 12 anni con un’AUC di 0,76. Gli autori non raccomandano radiografie del torace di routine per il pre-screening, ma sostengono l'uso di questo modello nei pazienti sottoposti a radiografie del torace per altre indicazioni cliniche.
Carcinoma del colon-retto
Il carcinoma del colon-retto è il terzo tumore più comune sia nelle donne sia negli uomini ed è una delle principali cause di morte per cancro in tutto il mondo (Sung et al., 2021). Si sviluppa come una cascata di eventi, poiché le cellule della mucosa intestinale passano attraverso una serie di mutazioni genetiche, che la trasformano prima in mucosa iperproliferativa, poi in adenoma benigno e, in alcuni casi, in adenocarcinoma (Kuipers et al., 2015). Lo screening per il carcinoma del colonretto è principalmente preventivo. Mira infatti a rilevare adenomi potenzialmente maligni in modo che possano essere rimossi, un approccio che riduce la mortalità della malattia (Zauber et al., 2012).
Un recente studio proof-of-concept ha utilizzato un approccio completamente automatizzato basato sulle CNN per la segmentazione dei polipi e la distinzione tra polipi benigni e polipi precancerosi.
Lo screening per il carcinoma del colon-retto si esegue di routine tramite la ricerca di sangue occulto nelle feci utilizzando test altamente sensibili oppure tramite lo studio del lume intestinale mediante colonscopia ottica (Helsingen Lise M. & Kalager Mette, 2022). La colonscopia ottica è un metodo consolidato e affidabile per l’identificazione degli adenomi del colon-retto, che possono essere rimossi contestualmente. Tuttavia, i suoi principali svantaggi sono la scarsa compliance del paziente e la necessità di sedazione (Inadomi et al., 2012; Joseph et al., 2012; OECD, 2012; Stock et al., 2011; Use of Colorectal Cancer Screening Tests, 2023).
Una promettente alternativa emergente alla colonscopia ottica è la colonografia con tomografia computerizzata (CTC), una tecnica che ha un’accuratezza diagnostica simile alla colonscopia ottica (Pickhardt et al., 2003, 2011, 2018), è preferita dai pazienti (Ristvedt et al., 2003) ed è associata a una migliore compliance (Moawad et al., 2010). Inoltre, non richiede sedazione ed è in grado di rilevare reperti clinicamente rilevanti in sede extra-intestinale che sono invisibili alla colonscopia ottica (Smyth et al., 2013). Tuttavia, la CTC richiede una preparazione intestinale (come la colonscopia ottica), espone il paziente a radiazioni ionizzanti e non consente la resezione simultanea di eventuali polipi. Nonostante questi svantaggi, l’American College of Radiology raccomanda la CTC per lo screening dei pazienti con rischio medio o moderato per carcinoma del colon-retto (Expert Panel on Gastrointestinal Imaging: et al., 2018).
Le immagini della CTC passano attraverso una serie di passaggi preliminari prima di essere interpretate, comprendenti la pre-elaborazione per l’eliminazione degli artefatti, la separazione del colon dalle restanti strutture addominali, la ostruzione 3D del colon e la visualizzazione del lume colico. Uno studio recente ha combinato un nuovo metodo di segmentazione e ricostruzione del colon con la rilevazione di polipi mediante una CNN (Alkabbany et al., 2022). La segmentazione automatizzata del colon è risultata sovrapponibile per oltre il 90% con la segmentazione manuale effettuata da un esperto nel 70% dei casi, e i polipi del colon sono stati rilevati con un'AUC di 0,93, una sensibilità del 97% e una specificità del 79%.
La differenziazione tra polipi benigni e polipi potenzialmente maligni è una sfida sia alla colonscopia ottica sia alla CTC ed è stato l’argomento di numerosi studi basati sull’IA. Gli approcci basati sulla radiomica per la classificazione dei polipi benigni rispetto a quelli precancerosi alla CTC hanno mostrato AUC fino a 0,91, ma richiedono la segmentazione manuale dei polipi (Grosu et al., 2021; Song et al., 2014). Un recente studio proof-of-concept ha utilizzato un approccio completamente automatizzato basato sulle CNN per la segmentazione dei polipi e la distinzione tra polipi benigni e polipi precancerosi (Wesp et al., 2022). Gli autori hanno addestrato la CNN con dati di 63 pazienti e l’hanno testata su un set di dati indipendente relativo a 59 pazienti, mostrando un'AUC fino a 0,83 e una sensibilità e specificità dell'80% e del 69%, rispettivamente. Tali approcci basati sull’IA possono potenzialmente essere utilizzati come secondo lettore per guidare la decisione relativa alla rimozione del polipo.
Carcinoma epatocellulare
Il carcinoma epatocellulare (Hepatocellular Carcinoma, HCC) è una delle più comuni cause di morte per cancro nel mondo (Sung et al., 2021). Gli individui con cirrosi epatica o infezione cronica da virus dell'epatite B o C sono ad alto rischio di sviluppare un HCC (Vogel et al., 2022). Lo screening di questi pazienti è associato a una riduzione della mortalità per HCC (Singal et al., 2022; Zhang et al., 2004). Lo screening si esegue solitamente mediante ecografia addominale ogni sei mesi (European Association for the Study of the Liver, 2018; Frenette et al., 2019; Marrero et al., 2018), con o senza misurazione dei livelli ematici di alfa-fetoproteina (Colli et al., 2006; Tzartzeva et al., 2018). Le lesioni sospette identificate all'ecografia vengono ulteriormente caratterizzate mediante TC o RM o entrambe.
Le tecniche di deep learning sono state ampiamente applicate anche nell’imaging epatico utilizzando l’ecografia in modalità B e hanno mostrato risultati promettenti nel rilevamento delle lesioni epatiche focali e nella loro classificazione in benigne o maligne.
La patogenesi dell'HCC configura una complessa interazione tra noduli epatici presenti in diversi stadi del danno epatico cronico. I noduli rigenerativi si formano in risposta al danno a carico degli epatociti e si osservano comunemente in un fegato cirrotico. In questi noduli rigenerativi, nel tempo possono accumularsi mutazioni genetiche, che li convertono in noduli displastici ad alto rischio di progressione verso l’HCC man mano che si accumulano altre mutazioni (Kudo, 2009). Differenziare tra noduli displastici e noduli maligni mediante le tecniche di imaging è difficile (Park et al., 2017). Inoltre, le caratteristiche che l'HCC rivela all’imaging talvolta si sovrappongono a quelle di altre lesioni epatiche, inclusi emangiomi, cisti epatiche semplici e iperplasia nodulare focale (Heiken, 2007).
Utilizzando un approccio radiomico basato sulla combinazione dei dati relativi alla perfusione e dell’analisi della struttura ottenuta all’ecografia con mezzo di contrasto, uno studio condotto su 72 pazienti ha registrato un'accuratezza bilanciata di 0,84 nella differenziazione tra lesioni epatiche benigne e maligne (Turco et al., 2022). Un altro studio che ha utilizzato l’ecografia con contrasto ha riscontrato una sensibilità del 94,8% e una specificità del 93,6% nella differenziazione tra HCC e iperplasia nodulare focale utilizzando un approccio di apprendimento automatico basato sul metodo dei vettori di supporto (Huang et al., 2020); risultati comparabili sono stati ottenuti da altri studi (Gatos et al., 2015; Kondo et al., 2017). In uno studio multicentrico che ha valutato la differenziazione di 11 diversi tipi di lesioni epatiche focali utilizzando l'ecografia con mezzo di contrasto e l'istopatologia come riferimento, l’approccio di apprendimento automatico basato sul metodo dei vettori di supporto (AUC = 0,883) ha dato risultati di gran lunga migliori rispetto a quelli ottenuti con una rete neurale artificiale (AUC = 0,829), ed entrambi gli approcci si sono dimostrati superiori rispetto ai risultati ottenuti da un radiologo esperto (AUC = 0,702) (Ta et al., 2018).
Le tecniche di deep learning sono state ampiamente applicate anche nell’imaging del fegato utilizzando l’ecografia in modalità B. Questi studi hanno evidenziato risultati promettenti per la rilevazione di lesioni epatiche focali (Brehar et al., 2020; Schmauch et al., 2019; Tiyarattanachai et al., 2022) e la loro classificazione in benigne o maligne (Schmauch et al., 2019) oppure in entità specifiche (Hassan et al., 2017; Virmani et al., 2014). Utilizzando un approccio di deep learning, uno studio ha riscontrato che combinando i dati demografici del paziente e i risultati di laboratorio con le immagini dell’ecografia in modalità B, l’AUC per la classificazione delle lesioni epatiche in benigne vs. maligne è migliorata da 0,721 (solo ecografia) a 0,994 (Sato et al., 2022). Un altro studio condotto su 334 pazienti ha rilevato che il tasso di rilevazione delle lesioni epatiche focali all'ecografia in modalità B utilizzando una CNN è risultato più elevato per l'HCC rispetto ad altre lesioni epatiche focali, e la CNN si è imposta rispetto agli esperti umani (con un tasso di rilevazione dell'algoritmo del 100% rispetto al 39,1% per i non radiologi e al 69,6 % per i radiologi) (Tiyarattanachai et al., 2022).
Carcinoma prostatico
Il carcinoma prostatico è il tumore più frequente negli uomini in Europa e negli Stati Uniti (Ferlay et al., 2018; Siegel et al., 2021) ed è il terzo tumore più comune al mondo (Sung et al., 2021). Nei Paesi in cui esistono programmi di screening, questo si basa solitamente sulla misurazione dei livelli sierici dell’antigene prostatico specifico (Prostatespecific Antigen, PSA). Il PSA sierico ha un'elevata sensibilità ma una bassa specificità per il carcinoma prostatico (Merriel et al., 2022). Lo screening basato esclusivamente sul PSA porta quindi a molte biopsie non necessarie, con un tasso anche del 75% di biopsie prostatiche sistematiche (quelle in cui non si mira a un punto specifico all'interno della ghiandola, ma si ottengono più frammenti di tessuto da più parti della ghiandola) negative (Ahmed et al., 2017). Inoltre, lo screening basato sul PSA tende a rilevare tumori a basso rischio e a crescita più lenta che sono considerati clinicamente non significativi, perché non mettono in pericolo la sopravvivenza del paziente (US Preventive Services Task Force et al., 2018; Welch & Albertsen, 2020). Nel complesso, quindi, il vantaggio dello screening basato sui livelli sierici di PSA seguito da una biopsia sistematica è discutibile. Al contrario, l’approccio ideale è quello che rileva il tumore e contemporaneamente ne caratterizza la significatività clinica.
In uno studio, l’utilizzo di un classificatore Random Forest per il rilevamento di aree sospette alla RM multiparametrica della prostata è stato associato a tempi di lettura più brevi e una migliore specificità.
La RM multiparametrica svolge un ruolo sempre più importante nell'iter diagnostico dei casi screenati di carcinoma prostatico e include sequenze pesate in diffusione e in T2, con o senza sequenza dinamica post-contrasto pesata in T1 (Walker et al., 2020). L’uso della RM può ridurre i falsi positivi e la rilevazione di un carcinoma prostatico clinicamente non significativo e ciò può a sua volta contribuire a ridurre il sovratrattamento (Drost et al., 2019). Secondo alcuni studi, la RM prima della biopsia può ridurre di un terzo il numero di biopsie non necessarie (Elwenspoek et al., 2019), e quest’approccio è stato incluso in diverse linee guida sul trattamento del carcinoma prostatico ( Leitlinienprogramm Onkologie: Prostatakarzinom, senza data, Overview | Prostate Cancer: Diagnosis and Management | Guidance | NICE, senza data; Mottet et al., 2017). La RM può anche contribuire a eseguire biopsie mirate in pazienti con biopsie prostatiche sistematiche negative (Hoeks et al., 2012; Hugosson et al., 2022; Penzkofer et al., 2015; Siddiqui et al., 2015; Sonn et al., 2014). Nei pazienti affetti da carcinoma prostatico a rischio molto basso o basso, la RM può essere utile per il monitoraggio attivo della malattia, un approccio associato a buoni esiti a lungo termine (Klotz et al., 2015). La lettura delle RM della prostata è, tuttavia, difficile e anche i sistemi di refertazione standardizzati hanno una curva di apprendimento ripida, con prestazioni diagnostiche notevolmente diverse da radiologo all’altro e da una struttura all’altra (Kohestani et al., 2019; Muller et al., 2015; Rosenkrantz et al., 2017; Smith et al., 2019; Westphalen et al., 2020).
La segmentazione dell'intera prostata consente di stabilire il volume della ghiandola, utile per il calcolo della densità del PSA (una metrica che aiuta a differenziare tra ipertrofia prostatica benigna e carcinoma prostatico) e per la pianificazione della radioterapia. Tuttavia, la segmentazione manuale della prostata da parte dei radiologi richiede molto tempo ed è soggetta a errori (Garvey et al., 2014). La segmentazione automatizzata della prostata mediante strumenti basati sull'IA è fattibile e accurata, e diversi strumenti attualmente disponibili in commercio sono adatti per questo scopo (AI for Radiology, n.d.; Bardis et al., 2021; Belue & Turkbey, 2022; Sanford et al., 2020; Sunoqrot et al., 2022; Turkbey & Haider, 2022; Ushinsky et al., 2021; van Leeuwen et al., 2021; B. Wang et al., 2019).
Gli approcci basati sull’IA si sono rivelati utili anche per l’identificazione e la segmentazione del carcinoma prostatico alla RM multiparametrica. Gli algoritmi generalmente classificano le lesioni in due classi (ad esempio, carcinoma prostatico clinicamente significativo vs. carcinoma prostatico clinicamente non significativo) o in più classi utilizzando il punteggio PI-RADS (Belue & Turkbey, 2022; Twilt et al., 2021). In uno studio multi-lettore e multicentrico, l’utilizzo di un classificatore Random Forest per il rilevamento di aree sospette alla RM multiparametrica della prostata è stato associato a tempi di lettura più brevi (2,7-4,4 minuti con l’algoritmo rispetto a 3,5-6,3 minuti senza l’algoritmo, a seconda dell’esperienza del lettore) e a una migliore specificità (71,5% vs. 44,8%) (Gaur et al., 2018).
Diversi studi in cui sono stati utilizzati approcci di deep learning hanno raggiunto AUC fino a 0,89 per la rilevazione del carcinoma prostatico alla RM multiparametrica (Arif et al., 2020; Saha et al., 2021). Un algoritmo di deep learning disponibile in commercio ha migliorato la rilevazione del carcinoma prostatico clinicamente significativo da parte dei radiologi (utilizzando il consenso di tre radiologi esperti come riferimento), ha aumentato l'affidabilità inter-reader e ha ridotto il tempo di lettura mediano (Winkel et al., 2021). Come per il carcinoma mammario, l’accuratezza diagnostica è massima quando gli strumenti basati sull’IA e l’interpretazione del radiologo vengono utilizzati congiuntamente, anziché fare affidamento sulla valutazione esclusivamente dell’uno o dell’altro (Cacciamani et al., 2023).
L’IA è stata utilizzata anche per classificare l’aggressività del carcinoma prostatico. In uno studio di radiomica basato sulla RM, è stato utilizzato un classificatore basato su una macchina a vettori di supporto per la segmentazione delle aree di carcinoma prostatico, seguita da analisi della struttura ed estrazione delle caratteristiche quantitative (Giannini et al., 2021). Nello stesso studio, un altro classificatore basato su una macchina a vettori di supporto ha utilizzato le caratteristiche estratte per classificare l'aggressività del tumore utilizzando la classificazione istopatologica come riferimento. Lo studio, che prevedeva l’addestramento con dati di 72 pazienti, ha rilevato un'AUC di 0,81 in un set di dati di convalida di 59 pazienti (valore predittivo positivo = 81%, valore predittivo negativo = 71%). In un altro studio su RM multiparametriche della prostata di 107 pazienti, la classificazione PI-RADS secondo il radiologo è stata combinata con un punteggio di probabilità ottenuto con un classificatore Random Forest e tutte le regioni sospette identificate in questo modo sono state sottoposte a biopsia (Litjens et al., 2015). L'inclusione del punteggio dell'algoritmo è stata associata a una maggiore probabilità di rilevamento del carcinoma prostatico (AUC = 0,88 con l’algoritmo e 0,81 senza l'algoritmo) e di tumori più aggressivi (AUC = 0,87 con e 0,78 senza l'algoritmo). In uno studio condotto su 417 pazienti, una CNN ha ottenuto un’AUC di 0,81 per la classificazione del carcinoma prostatico clinicamente significativo utilizzando la RM multiparametrica, con una sensibilità solo leggermente inferiore a quella di un radiologo di grande esperienza (Cao et al., 2019).
Come per molte altre applicazioni dell’IA in radiologia, la mancanza di interpretabilità dei modelli di deep learning della RM della prostata ne ostacola e ritarda l’implementazione nella pratica clinica (Aristidou et al., 2022; Reddy et al., 2020; Reyes et al., 2020; Vayena et al., 2018). Uno studio che ha utilizzato una CNN sulla RM della prostata di 1.224 pazienti e le caratteristiche istopatologiche come riferimento ha rilevato un'AUC di 0,89 per la differenziazione del carcinoma prostatico clinicamente significativo da altre alterazioni della prostata (Hamm et al., 2023). Inoltre, gli autori hanno incluso una mappa termica voxel-wise delle aree sospette di carcinoma prostatico clinicamente significativo e spiegazioni descrittive, formulate sulla base della classificazione PIRADS, del modo in cui la CNN ha tratto la sua conclusione. L'algoritmo è stato associato a una riduzione del tempo di lettura da 85 secondi a 47 secondi e a un aumento della sicurezza nella lettura nei lettori non esperti.
Conclusione
L’imaging medico svolge un ruolo centrale negli iter di screening di molti dei tumori più comuni. La lettura degli esami di screening richiede competenza ed esperienza considerevoli e la domanda attuale supera di gran lunga l'offerta di radiologi formati (AAMC Report Reinforces Mounting Physician Shortage, 2021, Clinical Radiology UK Workforce Census 2019 Report, 2019). L’uso di strumenti basati sull’IA per lo screening oncologico promette di offrire un enorme contributo nella riduzione di queste problematiche. I vantaggi di tali approcci includono una migliore identificazione dei soggetti idonei allo screening, una migliore accuratezza diagnostica, una riduzione dei tempi di refertazione e una maggiore sicurezza da parte dei radiologi nelle decisioni diagnostiche. I risultati più promettenti sono stati ottenuti quando le decisioni sugli esami di screening sono state prese combinando i risultati dei sistemi basati sull’IA e l’interpretazione dei radiologi. Il processo decisionale fondato sulla collaborazione tra strumenti basati sull’IA e radiologi può quindi aprire la strada a una nuova era nello screening oncologico.
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